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Benvenuti nel sito dedicato alla razza degli Alaskan Malamute. La razza, la salute, la morfologia, l'educazione, le risposte degli esperti, i racconti dei proprietari
 

 

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PERCHE’ EDUCARE IL CANE

La risposta è semplice: per convivere meglio con l’animale, e bene, sia dal punto di vista del cane che da quello umano.
Quando il cucciolo entra in casa, infatti, comincia una vera “via crucis”, con il cane che utilizza qualsiasi superficie da lui raggiungibile per le proprie esigenze (o bisogni) e l’umano che, non riuscendo a intervenire in tempo, si esprime con un vasto repertorio di espressioni, più o meno colorite, che farebbero impallidire qualsiasi gentaglia da taverna, ma che risultano del tutto incomprensibili al cucciolo. Ragion per cui il
  repertorio usato di volta in volta diventa tanto più vasto quanto del tutto inutile.

 

Questa situazione ,ovviamente, non è divertente per nessuno: né per il cane, né per l’umano. La cosa è tanto più spiacevole in quanto a nessuno fa piacere sgridare il proprio cane (per quanto invece sia l’atteggiamento più diffuso), e a nessuno piace vedere che il sogno da lungo tempo accarezzato sta , inesorabilmente, diventando un incubo.

 

Perché questo è un comportamento così comune e diffuso? Perché, nella maggioranza dei casi, l’animale, non comprendendo, non ubbidisce. E il proprietario, che non ha sufficiente competenza per risolvere il problema, non accetta che il cane disubbidisca alle regole che lui sta cercando di fissare, e che gli sembrano di una evidenza e di una comprensibilità sconcertanti.

Ma il cane ragiona in modo diverso. E succede che, cambiando in continuazione metodologia (quando non ci si arrende del tutto, e allora sì, che sono dolori) ogni tanto capita che l’animale azzecchi la risposta giusta al comando. E a quel punto, invece di essere premiato, il cane viene ignorato e il proprietario sbuffa un “finalmente!”. Cosa che pagherà cara, perché, dimenticando di premiare il cane per fissare nella testa del medesimo quel giusto meccanismo comando-risposta così faticosamente raggiunto, la prossima volta dovrà ricominciare da capo.

Quindi educare serve per correggere i comportanti sbagliati ( del padrone, perlopiù, non del cane, che fa quello che atavicamente ha sempre fatto) e insegnando invece quelli giusti.

Il trucco, in linea teorica, è semplice: piuttosto che punire gli atteggiamenti sbagliati (perché NON possiamo spiegare all’animale perché sono sbagliati) dobbiamo premiare quelli corretti. Ricevendo un premio, infatti, non ci vuole molto a capire che si appena fatta una cosa giusta.

Questo è possibile solo IMPARANDO A CAPIRE IL CANE, COME RAGIONA E COME SI COMPORTA, sfruttando il legame affettivo come corroborante alla sua voglia di collaborare.

Un animale educato è un animale controllato, e sotto controllo. E’ un animale gestibile, il che vuol dire aver risolto la maggioranza dei problemi. Anzi , prevenirli prima ancora che accadano. Sa capire cosa vogliamo da lui, ed è inserito nella famiglia  e nell’ambiente, senza traumi e con armonia, senza correre rischi per se stesso e per gli altri, e senza arrecare fastidio o disturbo con il proprio comportamento.

 

L’educazione del proprio cane,però, non significa solo questo. Poiché il percorso è fatto comunque con il proprio animale, anche il rapporto che si crea ha qualcosa di speciale. Aiuta a risolvere e a rimuovere  eventuali problemi di comunicazione, di gerarchia, rende più intenso il legame affettivo, più profondo, e promuove il controllo e la gestione del cane.

 

E’ importante non confondere tra addestramento e d educazione: tutte e due si basano sui medesimi meccanismi di apprendimento da parte dell’animale, così come richiedono la stessa capacità di capire ed eseguire un ordine, e la stessa volontà di farlo. Ma con una differenza fondamentale : nell’addestramento il cane deve dare risposte più precise, codificate, e seguire esercizi anche difficili. Un cane addestrato può essere anche piuttosto diseducato nella vita quotidiana, perché ciò che gli è richiesto di svolgere normalmente accade in un preciso campo d’azione, un determinato terreno operativo, e solo durante sessioni di lavoro.

L’educazione, invece, copre aspetti più ampi, è estesa a tutti i momenti della vita del cane, ed è rivolta a qualsiasi cane e a qualsiasi proprietario

 

All’educazione manca la finalità, sportiva o operativa, che è l’esigenza primaria di un lavoro intenso che ha come fine quello di ottenere un qualità elevata di risposta.

 

All’addestramento manca invece il quotidiano, e tutte le problematiche che sono presenti nella convivenza. Problematiche, alle volte, di una caratura assai  gravosa.

 

Gli aspetti del cane per ricevere una giusta impostazione sono:

 

ADDESTRABILITA’ Capacità di apprendere ed eseguire comandi anche complessi. Un cane con elevata attitudine all’addestramento non per forza deve essere un cane obbediente.. L’addestramento comunque richiede tempo, pazienza e abilità, doti che non tutti hanno o che non tutti vogliono esercitare sul proprio cane.

 

DIPENDENZA il cane dipendente ha la tendenza a rimanere vicino al compagno umano, a seguirlo, a ricercarne continuamente l’attenzione e il contatto visivo e fisico. Il cucciolo indipendente si comporta invece in modo contrario e opposto

 

GIOCOSITA’ E’ l’impulso a iniziare e continuare a giocare con i propri simili e con l’uomo. Tutti i cani giocano, specialmente se sono stati stimolati a farlo fin da cuccioli. Non tutti però crescendo giocano con la stessa intensità e passione: alcuni adulti mantengono la foga giovanile, altri giocano appena appena, tanto per fare contenti i compagni umani, e lì si fermano.

 

REATTIVITA’ Misura la tendenza dell’animale a rispondere agli stimoli esterni. Si intende anche il livello generale di attività di un cane e la sua eccitabilità. Non si deve confondere l’attività con il bisogno di moto: certi cani sono tranquilli e poco eccitabili in casa, ma devono correre liberi almeno una volta durante il giorno.

 

SOCIEVOLEZZA E’ l’attitudine sociale del cane verso i propri simili e verso l’uomo. Alcune razze si legano ad un solo padrone, altre meno, ma in tutte il cane sarà più rilassato ed equilibrato se si sarà mosso in ambienti diversi, incontrando molte persone e maturando esperienze diverse fin dai primi giorni di vita.

 

TENDENZA A GESTIRE LE RISORSE Alcuni cani tendono a gestire le proprie risorse, cioè tutto ciò che loro considerano di valore. Di massima, un cane cercherà di ottenere il massimo ottenibile con il minimo rischio e sforzo. Se ci riuscirà, userà la medesima tattica anche in altre occasioni. Il che, spesso, diventa un problema. Di conseguenza e’ importante, nella convivenza, ridurre al minimo le situazioni di conflitto e di competizione, applicando regole precise in tal senso. Per quanto possibile è meglio evitare punizioni e scontri, educare il cane, insegnare l’obbedienza mediante esercizi; chiedere al cane di fare qualcosa prima di dargli ciò che vuole. Insomma, gestire le risorse.

 

 
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